Posticino in quel di Pordenone, dietro il banco una bellissima ragazza. Un amico entra, diversa la selezione tra Franciacorta, Trento doc, metodo classico e bollicine più semplici.
Lui:”Scusi…potrebbe dirmi che tipi di spumante avete”
Lei:”…ma…bollicine?”
Adesso…fossi stata io avrei giocato un pò e punzecchiato anche perché chi lavora in certi posti dovrebbe perlomeno possedere i basilari, ma si sa, a una bella donna alle volte si perdona tutto e l’animo da gentleman del mio amico ha fatto si che le venissero risparmiate ulteriori difficoltà.
Arriva quindi al momento giusto il comunicato stampa inviato dal Consorzio per la tutela del Franciacorta che vieta in maniera categorica l’uso del termine bollicine per indicare il Franciacorta. E non si tratta solamente di una trovata commerciale.
A monte c’è sicuramente l’intenzione di riconoscere con il termine unico di Franciacorta un prodotto, una realtà enologica che difatti non ha nulla a che vedere con il mondo delle bollicine in senso lato. E suppongo ci sia anche il desiderio, condiviso dalla sottoscritta, di correggere l’informazione.
“Chiamiamo il vino con il proprio nome e non con termini che ne generalizzano e ne uniformano le peculiarità, appiattendone, di fatto, la qualità percepita – spiega Maurizio Zanella, Presidente del Consorzio Franciacorta -. ‘Bollicine’ è un termine obsoleto e senza futuro. Il tempo presente ci offre una nuova occasione per affermare i nostri vini di qualità, cominciando dal consolidare la cultura di base in materia e da un appropriato linguaggio”.
“E che non si chiami più spumante – continua Zanella – per nessun motivo al mondo. L’ho già simpaticamente ricordato all’amico Franco Maria Ricci rispondendo ad un suo articolo apparso in marzo su ‘Bibenda 7’. La similitudine tra ‘spumante’ e Franciacorta è da bandire in qualsiasi citazione. Non per velleità o principio, ma per decreto ministeriale”.
Nel dettaglio, si fa riferimento al disciplinare di produzione del Franciacorta, approvato per decreto ministeriale (Mipaaf) e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana in prima istanza il 24 ottobre 1995 – serie generale 249, art. 7 e poi, a seguito di modifiche ulteriormente restrittive, il 23 ottobre 2010 – serie generale 249, art. 7, che recita: “per identificare tutti i Franciacorta, è vietato specificare il metodo di elaborazione, metodo classico, metodo tradizionale, metodo della rifermentazione in bottiglia e utilizzare i termini vino spumante”.
“Oggi il Franciacorta, come anche altri vini di qualità, esige più rispetto, eleganza, identità, che il termine bollicine, ormai, non è in grado di dare – conclude il presidente Zanella. Franciacorta, Champagne e Cava: in Europa, solo questi 3 vini possono utilizzare un unico termine per identificare in modo preciso un vino, un territorio e il metodo di produzione. Ecco l’identità di cui parlo. Chiamiamo il vino con il proprio nome e quindi: Spumanti, i vini senza Denominazione specifica; Franciacorta, il Franciacorta”.
Quindi quindi…se posso permettermi, non limitatevi a chiedere bollicine…perché se vi limitate a questo è giusto che vi venga servito anche un calice mediocre. Siate esigenti e chiedete con la consapevolezza del consumatore che SA esattamente cosa desidera degustare!
…e speriamo che l’esempio del Consorzio Franciacorta venga seguito da altre realtà enologiche