Pennelli imbrattati di vino: Maria Teresa Pirillo

“Pennellate di Refosco dal peduncolo rosso rincorrono quelle del Merlot o del Cabernet Franc. Il Terrano irrompe prepotentemente laddove altri non riescono.” Non sono versi di una poesia, non è una citazione o una banale rappresentazione fantastica. E’ quello che succede sulle tele dell’artista Maria Teresa Pirillo, calabrese di nascita, ma udinese di adozione dal 1975. Una donna che fa dell’arte la sua passione, ma dedica le sue giornate, con la stessa passione, alla difficile professione di maestra per le scuole primarie.

La passione per i pennelli e per le tele è una costante nella vita dell’artista così come la trasparenza e la luminosità dell’acquerello che rimane la sua tecnica preferita. Nelle sue opere esplode il dinamismo, nella rappresentazione di nudi, ritratti, paesaggi dove l’acqua irrompe nella sua calma e nella sua determinata forza. Solo nel 2012 la sua curiosità e il suo animo d’artista la spingono a confrontarsi con  un mondo completamente nuovo: il vino.

Comincia con il Cirò, una varietà di uve rosse calabresi, ma si lascia subito incantare dalle sfumature che le varietà autoctone e internazionali coltivate in Friuli Venezia Giulia riescono a regalarle. La ricerca per il giusto vino per creare l’incarnato di un viso o le note malinconiche di un paesaggio.

Abituati a interpretare un vino soprattutto dai suoi profumi e sapori, ci ritroviamo a sottolinearne sfumature attraverso la libera interpretazione dell’artista allenando la nostra vista, uno dei sensi chiamato a giudicare tonalità, intensità e limpidezza.

La curiosità porta l’artista a utilizzare anche il mosto, ma l’evoluzione sulla tela non è delle migliori: la fermentazione muta i contorni e i colori e dopo poco tempo svanisce anche il soggetto che si era cercato di intrappolare sulla tela. Usa carta da acquerello o tele e ognuna di esse ne supporta gli effetti cromatici con la sua specificità. La creazione di una sua opera può richiedere appena poche ore, altre anche giorni. La buona riuscita del soggetto dipende dal tempo impiegato, proprio perché il vino è vivo e mutevole.

Così come un vino evolve all’interno di un calice, allo stesso modo evolve, cambia sulla sue tele. Nel tempo le sue pennellate cambiano, il rosso rubino tende al mattonato, il giallo oro del Verduzzo vira in un giallo paglierino, il Pignolo ambrato in un tenue senape, mentre il Friulano diventa un ottimo
supporto per diluire e rendere più trasparenti le tonalità.

Il vino diventa creta nelle mani dell’artista, si lascia manipolare per andare oltre profumi e sapori. Nelle opere di Maria Teresa non è importante quanto persistente o profumato sia un vino, quanta sapidità o freschezza abbia, ma quali tonalità riesca a regalare al pensiero dell’artista. Un pensiero che si esprime attraverso corpi e paesaggi e che spesso viene arricchito da poesie scritte sull’opera stessa. Poesie che nascono alle volte ancor prima che nasca l’opera, altre volte solo per completarla.

La curiosità iniziale dell’artista si è trasformata in sfida con se stessa e con il tempo. Il suo desiderio è, adesso, quello di trovare “qualcosa” che aiuti i suoi colori a fermarsi nel tempo e a non mutare con esso. Forse per la prima volta riuscirebbe a intrappolare l’essenza di un calice di vino e di una varietà, o forse la bellezza delle sue opere sta proprio nel fatto che anche sulle sue tele il vino cambia agli occhi di chi, ancora una volta, è chiamato a interpretarlo.

Chissà che un ricercatore, un enologo, un enotecnico non raccolga la sfida e proponga alla nostra artista l’elisir di lunga vita per i colori delle sue opere.

Articolo a cura di Andrea Valentinuzzi

Una risposta a Pennelli imbrattati di vino: Maria Teresa Pirillo

  1. …e delicata, sia pur colorata, poesia sono le note di questo articolo col quale la Dr.ssa S. Migliore ha colto tutte le sfumature delle mie espressioni artistiche. Un grazie infinito per la sua generosa attenzione

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