Sono ormai abituata a sentirne di tutti i colori, sul vino intendo. Pensavo non ci fosse più nulla da scoprire dopo aver letto i soliti noti, ma mi sbagliavo.
Il vino segue le mode per quanto riguarda l’aspetto produttivo, spesso dettato da esigenze di mercato. Siamo passati dai vini puro estratto di segatura in bocca per un uso smodato e sbagliato della barrique, ci siamo buttati nella produzione del Pinot Grigio perché all’estero vende tanto, siamo passati al prosecco perché le bollicine piacciono e stiamo attraversando e cavalcando il momento del biologico e biodinamico.
La luna però alle volte non si limita a influenzare maree e andamenti produttivi, ma si spinge oltre fino a lambire il glossario del vino. Così i termini di barricato, vinoso, nervoso, femminile sono entrati a far parte dei, già sufficienti, descrittori di un vino.
Poi è stato il momento di minerale. Termine bellissimo, anche foneticamente. Il vero problema è che molti guru, o pseudo tali, alle volte hanno serie difficoltà a spiegare cosa voglia dire e spesso viene accompagnato da altri termini per meglio agevolarne la comprensione.
C’è un termine appena nato, una chicca. Ancora poco usato a dire il vero. Non più tardi di un mese fa il caro amico noto winerider di Winesurf mi aveva già avvertita, ma onestamente non mi spinsi oltre l’iniziale curiosità. La mia incredulità e diffidenza vengono letteralmente frantumate quando a un’importantissima degustazione uno dei pochi presenti descrive il vino definendolo nientemeno che”EMATICO“.
Ebbene si…ematico sarà il nuovo termine, modaiolo, particolare, sicuramente d’impatto…ma, e lo chiedo sinceramente senza ostilità, cosa vuol dire?Mi piacerebbe davvero che ognuno di voi, pensando a un calice di vino, si sbilanciasse in potenziali spiegazioni. Ho chiesto aiuto anche a Google…ma nulla…tutto riporta a strane patologie, esami clinici, aspetti che possiamo definire inquietanti. Ho anche cercato su glossari riconosciuti a livello internazionale l’eventuale utilizzo del termine…buio completo.
Neanche io da ferrata lettrice di saghe vampiresche sarei mai arrivata a tanto.
Ho cercato quindi, con la mia esperienza di degustatrice curiosa e appassionata di analisi sensoriale, di pensare al vino utilizzando questo descrittore. Ho immaginato il sentore di metallico, ma esiste già come termine; sono scivolata quindi su termini che ne indicano la corposità, densità, impenetrabilità, la tonalità…ma anche questi sono termini già ampiamente utilizzati.
Esistono dei termini riconducibili al vino di immediata comprensibilità, perché usarne altri appartenenti ad altri mondi!?Perché semplicemente lancia nuove mode.
Se cominciassero a descrivermi come vinosa, minerale, persistente…dovrei cominciare a preoccuparmi?
che dire Simo….ti avevo avvertito…e siamo solo all’inizio credo di una nuova generazione di assaggiatori informatici che fanno viaggiare le parole alla velocità della luce…e con esse le degustazioni che prendono forme sempre più esoteriche e a mio parere distorte….
c’è bisogno di terra sotto i piedi….ce n’è tanto bisogno credo…
comunque si, tu sei molto vinosa e anche un po’ eterea!!!…
Gianpaolo Giacomelli (Winerider – Winejoker)
Sul finire degli anni settanta mi ero avvicinato al mondo del vino partecipando ad alcune degustazioni presiedute da sommelier professionisti. Mi stupii molto per la terminologia adottata e per le evoluzioni linguistiche, degne di un provetto equilibrista, usate per descrivere le sensazioni che un sorso di vino poteva suscitare; semplicemente annusando il bicchiere il sommelier si addentrava nello scibile associando profumi e aromi quanto mai inverosimili tipo: sentori di catrame, oppure chiare note di agave messicana (??) per non parlare della “pipì di gatto”. La cosa mi fece allora come ora sorridere, è scientificamente provato che la memoria ricorda i gusti che nel tempo ha acquisito e li associa a ciò che si sta bevendo, è ovvio che maggiore è il bagaglio “storico” di chi degusta e maggiori possibilità descrittive vi saranno, ma spesso nel campo del “vino” si va oltre e si descrive ciò che si sta bevendo o per canoni stereotipati (vino caratteristico?) o completamente al di fuori come negli esempi fatti. Il termine “ematico” però mi incuriosisce perché non riesco a capire quali similitudini possa suscitare. L’origine greca del termine porta sicuramente a pensare al sangue ma se così fosse un vino che lo ricordi (ad eccezione che per i vampiri) sarebbe decisamente schifoso, se invece “ematico” vuol significare sanguigno inteso come “carattere sanguigno” allora potrebbe identificare una certa ruvidezza o impetuosità ovvero una scarsa morbidezza del vino. In ogni caso vedo che nonostante siano passati molti anni dai miei primi approcci gli sforzi e le evoluzioni nel descrivere i vini non sono per nulla scemati e forse perché vale la regola: pur che se ne parli … Alla fine dei conti però l’importante è che il vino sia semplicemente buono. Buon bere a tutti ….